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cordo delle paurose tempeste, ritornano i pescatori alle
osterie nelle calli, ai caffè del corso, al passeggio freneti-
co, a picchiare alle porte delle donne amate. E dall im-
brunire all alba si consumano gli ultimi risparmi e il di
più delle energie accumulate da tempo. Il giorno dopo,
pochi si vedono in piedi. Solo al secondo giorno, ripresi
i vestiti laceri riappaiono con passo incerto sulla riva di-
retti ai loro velieri, trasfigurati nei volti, pesante lo
sguardo, scavate le guance, intontiti, quasi torvi, massa-
crati dalle sbornie e dall amore. Rialzano lenti le vele e si
staccano dalla riva, verso la quale non volgono lo sguar-
do neanche per manifestare il loro amaro dispetto.
Letteratura italiana Einaudi 135
Giovanni Comisso - Gente di mare
AVVENTURE IN LAGUNA
Nel vaporetto, durante il viaggio per andare alla città
lagunare, la gente si era messa a ridere e a scherzare con
un vecchio sdentato galante con le donne che gli stavano
vicine. Come non comprendessi il loro linguaggio, mi
avveniva di non poter partecipare a quella allegria del
tutto infantile. Ogni minimo gesto un poco buffo susci-
tava in tutti intrattenibili risate che si giustificavano sol-
tanto con la noia data dalla navigazione lenta attraverso
la laguna. Al colmo delle risate, credetti di trovarmi in
una gabbia di scimmie vestite da uomini e da donne e
andai a cercare un aria migliore sulla terrazza. Attorno
sulla distesa splendente delle acque vidi i colli della ter-
raferma che sembrava emergessero dalle acque e più ol-
tre le montagne lontane di, tutta la cerchia delle Alpi
con le cime bianche di neve. Era una visuale immensa
favorita dalla burrasca della notte che aveva portato la
neve sulle montagne molto prima del tempo.
Quel grande senso di spazio tra regioni lontane e la
certezza che l estate oramai si era esaurita mi incupirono
in una pesante malinconia, qualcosa di simile a un male
di testa che non volevo sopportare. Sapevo tutte le sor-
prendenti possibilità di vita nella città lagunare, ma da
tempo non vi ero più ritornato ed ero deciso di buttarmi
allo sbaraglio pure di togliermi quella improvvisa malin-
conia. All arrivo, nello scendere sulla riva, uno subito mi
salutò dandomi il bene arrivato ed era l uomo che mi oc-
correva. Ricordavo il suo nome o meglio il suo sopran-
nome, che era pomposo e ridicolo insieme: Gigio Moro
delle Pignatte. Lo chiamavano così perché nero di pelle
e di occhi, risultava ancora più nero dopo che era stato
tra le sue pentole a friggere le frittelle che andava a ven-
dere per la città.
Non era possibile trovare una stanza in alcuna parte,
Letteratura italiana Einaudi 136
Giovanni Comisso - Gente di mare
ma da ultimo Gigio disse mi avrebbe portato dalla Caro-
lina dove di sicuro avrei trovato una stanza. Ebbi difatti
una bellissima stanza pulita e chiara e tolta questa
preoccupazione lo invitai a cena con me, purché mi ac-
compagnasse in una trattoria che avesse vino buono e
pesce eccellente. Era vicina in una strada laterale. Ci se-
demmo a un tavolo di fuori e lasciai a Gigio ordinare,
mentre cominciai ad accorgermi che qualcosa di straor-
dinario si presentava davanti a me. La breve strada ter-
minava a un ponte ed era da ogni lato sparsa di tavoli
dove altra gente banchettava gioviale e serena. I tavoli di
fronte erano di un altra trattoria, i giovini camerieri in
giacca bianca correvano da un tavolo all altro per poi
entrare nelle rispettive trattorie a prendere le pietanze.
Tutto era temperato: la luce delle lampade, il parlare, il
ridere, il bere e il mangiare e la mia malinconia comin-
ciava a disperdersi. Nel mezzo della strada passavano di
continuo ragazzi e giovinette con zoccoli risonanti che
rendendo più alta la loro statura li facevano andare con
lo sguardo teso in avanti. Erano figli di pescatori di una
eleganza bizzarra, sicuri che la loro giovinezza e la com-
patta salute del corpo bastavano per renderli meravi-
gliosi. Camminavano felici, sicuri di loro stessi, della lo-
ro bellezza e della loro eleganza che li coprivano come il
variopinto piumaggio degli uccelli. Vi si vedeva l arguto,
l innocente, il cattivello, il violento, lo scaltro e l incante-
vole angelo modellato dalle onde e dai venti marini. Ai
ragazzi venivano incontro, come in una danza, le giovi-
nette prese sottobraccio a piccoli gruppi per farsi forza
tra loro a reggere l impeto e il fascino dei maschi novelli.
La loro eleganza non era minore, anzi al contrario degli
uccelli, dove la femmina à piume modeste e quasi spen-
te, queste invece indossavano vestiti le cui parti erano
schiettamente a tinte vivaci e unite. Bianca la sottana,
rossa la giubba, oppure verde l una e l altra gialla e altri
colori erano accordati sempre in modo che queste schie-
Letteratura italiana Einaudi 137
Giovanni Comisso - Gente di mare
re, prese sottobraccio nell affrontare l urto, facevano
pensare alla cavalleria medioevale coperta di gualdrappe
per abbagliare nell assalto gli arcieri nemici. E le mam-
melle rimbalzanti sotto alle stoffe leggere davano l illu-
sione delle ginocchia dei cavalli sfrenati al galoppo.
Quel pezzo di strada, tra il ponte e il corso, era una ve-
ra vena umana dove circolava un sangue vario e tumul-
tuante di vita. Gigio Moro delle Pignatte mi distolse
dall incanto avvertendomi che era stato servito in tavola.
Quando egli guardava qualcuno appena di sbieco, non
mancava di assumere un distinto sussiego nel volto tur-
chesco, dove le occhiaie erano tanto bluastre da sembrare
livide per qualche pugno ricevuto in quella città rissosa.
Ma egli mi disse che dipendeva dal suo vivere insonne,
dovendo alzarsi alle tre di mattina per preparare le frittel-
le da vendere al ritorno dei pescatori dal mare. Ed era in
lui qualcosa di dignitoso nel parlare del suo umile mestie-
re come se questo fosse legato al benessere umano.
La cena era stata squisita, il pesce aveva intatto il sa-
pore del mare e il vino lo aveva di nuovo sommerso co-
me nella sua onda naturale. La mia malinconia già si era
sradicata da me, ma nel timore dovesse riprendermi dis-
si a Gigio che mi affidavo a lui per passare la serata. An-
dammo da una calle all altra dove la sola luce era quella
flebile dei lucignoli messi davanti alle imagini della Ma-
donna e infine ci si trovò lungo al canale fitto di lunghi
burchi che vanno per la laguna e per i canali fino alla
terraferma. È per gli uomini dei burchi che la riva di
questo canale à una sua vita notturna. La loro forza è re-
sa pesante dal breve spazio dell imbarcazione, dove so-
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